Ci sembra che il modo più degno e meno retorico per incominciare questo messaggio nella bottiglia lanciata nello spazio iperuranico della Rete sia quello di riportare per intero uno schizzo fattone da un noto intellettuale e scrittore carpigiano in una non dimenticata silloge di racconti e bozzetti di vita cittadina:
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Forse non udremo più - se non rarissimamente - in certe notti estive il "canto solitario" (un impasto di lunghi guaìti e reminiscenze jazz-pop) di Alberto Fummagalli. Come negli epiloghi di certe seducenti storie di Joseph Roth, Alberto Fummagalli, l' "arredo umano" forse più noto di Piazza Martiri, se n'é andato da Carpi. La destinazione é un po' misteriosa (Scandicci? Padova?) ma la ragione sembra chiara: il lavoro o, quanto meno, l'inquadramento in un'attività sociale organizzata. "Bisogna darsi una mossa!" ha proclamato alla vigilia della partenza nel suo accento, privo di inflessioni dialettali, da doppiatore televisivo.
Non tutti sanno che il nostro "Lattin lover" (dalla lattina di birra che tiene costantemente in mano) ha frequentato in gioventù per più di un anno i corsi dell' Accademia teatrale "Silvio D' Amico", dove entrò in dimestichezza, tra gli altri, con Pier Paolo Pasolini. E che in seguito, dopo una lunga permanenza in Spagna, si dedicò alle lettere (drammaturgia e poesia) con una pervicacia solo velata dai suoi comportamenti alla Charles Bukowski.
Difficile dire, quanto al bere, dove in Fummagalli termini la spinta esibizionistica un po' melodrammatica e dove abbia inizio l'incontinenza vera e propria. Certamente, non di sfrenatezza si tratta.
Il pittore e poeta Francesco Bezzecchi, che gli ha organizzato una serata d'addio nella corte della sua casa in Cantarana, giura che eravamo di fronte a un autentico "santo bevitore", seppure circoscritto al malto d'orzo e al lùppolo (il vino, specie se pretto, gli funzionerebbe invece da leggera lavanda gastrica). Il medesimo Bezzecchi - noto anche per i suoi exploit di critico letterario - sottolinea l'originalità della vena lirica di Fummagalli, linearmente espressa dai tempi dei "Sillogismi declinanti" (una produzione che risale a una decina di anni orsono) fino agli odierni "Tacitismi":
Parla piano ...
più piano...
Anzi, non parlare:
per noi parlano
le rane morte,
il ponte rotto,
l'erba tagliata.
In realtà Alberto Fummagalli non tace mai. Apostrofa i passanti, ma senza importunarli più di tanto, arringa ampollosamente i giovani dei caffé di piazza e, di notte appunto, si abbandona a canti un po' lamentosi ma ben ritmati, espressi in un suo personalissimo gramelot impastato di slang newyorkese.
Carpi non era avvezza all'inquietudine che usciva da questi lirismi notturni. E tuttavia rimpiangerà forse la presenza di Alberto Fummagalli, l'ex parà della "Folgore" ed ex danzatore di "flamenco" (anche questo c'é nel suo passato) divenuto poeta di strada, anzi di piazza:
Chi ha la morte accanto
dà un significato
alla scultura marmorea
dei secoli, come
al labbro leporino
del giorno;
anche alle tane
che gli animali scavano
per passarvi metà dell'anno...
Perché così uguali?
Così diversi?
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Ed é partendo da queste brevi righe che datano dall'ormai lontano 1991 che gli estensori di questo angolo della Rete intendono partire per rendere note a quanti, incalliti navigatori dei blog o semplici amanti della poesia non ufficiale e non "laureata", le sconosciute produzioni poetiche del nostro.